Infrastrutture IT che durano nel tempo.
Dal 1988 accompagniamo le aziende dell’Emilia-Romagna verso scelte infrastrutturali che migliorano i processi. In questi 37 anni di attività abbiamo visto evoluzioni tecnologiche, mode passeggere e soluzioni che resistono alla prova del tempo.
Oggi, mentre la narrativa dominante spinge verso il cloud-first, osserviamo un fenomeno interessante: le aziende enterprise più strutturate del nostro territorio stanno rivalutando le infrastrutture on-premise. I motivi sono strategici, economici e normativi.
Allo stesso tempo, molte realtà hanno scelto di mantenere “in casa” la propria infrastruttura.
Da questa riflessione nasce questo articolo. Abbiamo deciso di condividere la nostra esperienza diretta, maturata in progetti realizzati in tutta l’Emilia-Romagna: dai distretti industriali della bassa modenese alle aziende del distretto ceramico, dalle realtà manifatturiere ai gruppi del settore packaging, food & beverage.
L’infrastruttura IT come asset strategico: oltre la moda tecnologica.
Perché parliamo di on-premise nel 2025?
Non è questione di nostalgia o resistenza al cambiamento. E non si tratta di responsabili IT affezionati al “vintage”.
Dietro a questa scelta ci sono motivazioni concrete e misurabili.
Il controllo totale dell’infrastruttura IT.
Quando si gestiscono dati sensibili, processi critici o informazioni strategiche, avere pieno controllo dell’infrastruttura non è un dettaglio: è un requisito di business imprescindibile.
La prevedibilità economica.
Le aziende enterprise ragionano su orizzonti lunghi. Sapere quanto si spende, senza sorprese o variazioni unilaterali dei listini cloud, permette una pianificazione più solida.
Compliance certificata.
In Emilia-Romagna operano aziende soggette a normative severe: Sanità, Finanza, manifatturiero avanzato.
Regolamenti come GDPR, HIPAA o ISO 27001 richiedono un controllo totale sul ciclo di vita del dato.
Un data center on-premise permette di implementare misure dedicate: crittografia, controllo della localizzazione fisica dei dati, cablaggio strutturato certificato, sicurezza multilivello.
Caso reale: un ospedale locale ha scelto l’on-premise per mantenere i registri dei pazienti entro i confini nazionali, riducendo il rischio di esposizione verso provider cloud internazionali e garantendo piena conformità alle norme europee.
Prestazioni e bassa latenza: il vero vantaggio dell’on-premise.
Una delle motivazioni più forti che spinge molte aziende dell’Emilia-Romagna a mantenere o reintrodurre infrastrutture on-premise è la bassa latenza, cioè la rapidità con cui i sistemi rispondono.
Oggi, applicazioni e processi critici lavorano in tempo reale: anche pochi millisecondi possono fare la differenza.
Latenza minima: un vantaggio intrinseco dell’on-premise.
Quando i server si trovano fisicamente in azienda, i dati non devono attraversare internet o regioni cloud remote. Il risultato è:
- risposte più veloci;
- latenza stabile;
- minore variabilità nelle prestazioni.
Nelle esperienze di settore, le infrastrutture locali mantengono la latenza entro pochi millisecondi. Le soluzioni cloud, invece, possono arrivare a decine di millisecondi.
Scenari in cui la latenza conta davvero.
Ecco alcuni casi concreti:
- applicazioni finanziarie e trading;
- gestionali che dialogano con macchinari e sensori;
- sistemi di analisi real-time;
- piattaforme che coordinano linee di produzione automatizzate.
In questi contesti, ogni ritardo si traduce in inefficienze. Per questo molte aziende preferiscono mantenere vicino ciò che deve rispondere all’istante.
Benchmark sulle prestazioni.
Secondo vari studi, le applicazioni on-premise offrono fino al 30% di performance superiori rispetto a soluzioni cloud in scenari sensibili alla latenza.
Il vantaggio è reale, misurabile e incide sulla produttività in modo diretto.
Costi a lungo termine: la prevedibilità come asset strategico.
Un data center on-premise richiede un investimento iniziale più elevato.
Ma nel medio-lungo periodo il modello risulta spesso più conveniente di una soluzione cloud al 100%.
Secondo i dati condivisi da Datwyler:
- investimento iniziale: circa $500.000,
- costi annuali prevedibili: circa $50.000/anno,
mentre un’infrastruttura cloud equivalente può variare tra $60.000 e $100.000 all’anno, con possibilità di aumenti tariffari.
Analisi di break-even.
Quando l’infrastruttura scala in modo corretto, dopo 5-7 anni il costo per utente risulta inferiore rispetto al cloud.
Personalizzazione.
Molte aziende dell’Emilia-Romagna lavorano con applicazioni e gestionali strettamente integrati con la produzione.
In questi casi, l’infrastruttura deve adattarsi ai processi, non viceversa.
Soluzioni tailored 100%
Un ambiente on-premise permette configurazioni su misura che non possono essere replicate facilmente sulle piattaforme cloud, spesso più rigide e standardizzate.
Configurazioni personalizzate.
Un ERP integrato con macchinari, sensori o linee produttive richiede flessibilità totale.
Il cloud, pensato per scenari generici, pone limiti che complicano queste integrazioni.
Time to Deploy immediato.
In locale è possibile:
- aggiornare componenti,
- introdurre funzionalità,
- effettuare test,
- validare modifiche in tempo reale.
Nessun vincolo, nessuna attesa: il reparto IT può seguire i ritmi, spesso serrati, dei processi produttivi aziendali.
Indipendenza dai fornitori.
Molte aziende che adottano solo il cloud si accorgono nel tempo che cambiare provider è difficile:
- API proprietarie;
- servizi non compatibili;
- costi di uscita elevati.
A questo si aggiunge la possibilità per i provider di modificare le tariffe unilateralmente.
Decisioni di Long-Term.
Un data center on-premise riduce questi rischi: l’azienda mantiene il controllo delle tecnologie e può cambiare partner senza subire blocchi o costi imprevisti.
Ne risulta maggiore stabilità nella pianificazione strategica.
Gestione data privacy e sicurezza.
Un’infrastruttura IT locale permette di gestire le misure di sicurezza fisiche e logiche in modalità diretta. Questo permette di ottenere un allineamento coerente di tutte le difese:
- controllo accessi;
- sistemi di sorveglianza e videosorveglianza;
- firewall dedicati;
- crittografia dei dati.
Diverse violazioni nei servizi cloud, evidenziate anche nei casi studio Datwyler, mostrano come gli ambienti multi-tenant possano introdurre vulnerabilità aggiuntive.
Per molte aziende che trattano dati sensibili o regolamentati, il controllo diretto è un vantaggio decisivo.
Backup e disaster recovery.
Le procedure locali offrono:
- backup più rapidi;
- snapshot su dischi locali;
- ripristini più veloci;
- ripristini più veloci;
- nessuna dipendenza dalla banda internet.
Ogni minuto di downtime costa migliaia di euro. Con un sistema di recovery on-premise, tempi e performance sono misurabili, ottimizzati e garantiti.
Fattori ambientali e scalabilità.
Ultimo vantaggio, ma non per importanza: la scalabilità controllata.
Un’infrastruttura locale permette di far crescere l’hardware in modo progressivo, così da implementare solo ciò che serve, quando serve:
- niente sovradimensionamenti;
- niente costi a consumo;
- controllo totale degli investimenti.
Efficienza energetica.
Sempre più aziende investono in data center “ecologici” per ottimizzare:
- raffreddamento;
- distribuzione dell’energia;
- consumi;
- PUE.
Un approccio “green” riduce gli sprechi e migliora la sostenibilità economica e ambientale dell’infrastruttura IT.
Il ritorno all’on-premise è una scelta strategica che unisce:
- controllo;
- prestazioni;
- sicurezza;
- sostenibilità economica.
Per capire se questa direzione è adatta alla tua azienda, è utile partire da: un’analisi dei requisiti,
una valutazione TCO, una roadmap di evoluzione infrastrutturale.